TEATRO TRASTEVERE

30 novembre – 4 dicembre 2022

h 21:00 / domenica h 17:30

HOPPER
MODE

HopperMode_Q

SINOSSI

Hamblin, Smith, Branson, Bennett sono un gruppo di famiglie che compone una comunità in una periferia ideale degli Stati Uniti anni 60. Nella piccola e tranquilla cittadina americana il tempo sembra essersi fermato. Le vite degli abitanti scorrono con una naturale quotidiana armonia, alle prese con i problemi del lavoro, domestici e adolescenziali. Ma tutto forse non è come sembra e l’arrivo di un forestiero porta ad affiorare un qualcosa. Come in un quadro di Edward Hopper sembrano vedersi solitudine e finestre. Silenzio. Luce. Geometrie. Sguardi infiniti. È veramente tutto normale?

CREDITI

scritto da  Marco Andreoli

con   Almerico Cavallo / Antonio Ciaffone / Cecilia De Angelis / Eleonora Presta / Erica Fusini / Federica Fidaleo / Federico Paci / Gabriele Passaro / Roberto Biocco / Simone Di Pascasio / Valentina Di Odoardo

musiche originali  Cristiano Urbani

costumi  Claudia Fonti

scenotecnica  Stefano Pietrini

messa in scena  Antonio Sinisi

produzione  VLAT X

partner  Centro Documentazione e Biblioteca Interculturale del CIES onlus

HOPPER MODE TEATRO TRASTEVERE

via Jacopa de’ Settesoli, 3 (Roma)
teatrotrastevere.it • info@teatrotrastevere.it

Biglietti
intero € 13,00 + 2,00 (tessera associativa)
ridotto € 10,00 + 2,00 (tessera associativa)
Botteghino
☎ 06 5814004 (dalle 19:00)
◙ 335 6874664 / 328 3546847

NOTE DI LAVORO

Hopper Mode è un interno guardato dall’esterno e un esterno guardato dall’interno. È un lavoro complesso dove s’intrecciano diversi dispositivi: quello testuale, quello ambientale, la scena e i costumi, quello dei corpi che abitano l’ambiente ovvero lo spazio del teatro tutto, chi vivendolo, chi guardandolo seduto in platea. Poi c’è Hopper, non ultimo ovviamente rispetto a questo lavoro.

Sulla scena non c’è nessun tentativo di riproduzione dei quadri dell’artista americano. C’è, tuttavia, una ricerca, una eco che vuole rendere viva la luce. Quella luce che Hopper stesso ha reso protagonista in molti suoi quadri.

Sia nel nostro lavoro che nei quadri si parla di un americanità degli anni 60, dove non ci sono eroi e tantomeno eroine, tutto incentrato su una comunità che vive in una periferia ideale vissuta da gente vera. Se nei quadri di H. la presenza umana è accessoria, nello spettacolo i personaggi combattono per uscire dal quadro scenico.

È molto strano lavorare sul realismo senza occuparsi realtà come faceva H. È molto strano dar voce a dei personaggi di H. quando tutti i suoi dipinti sono narrazioni interrotte.

Presenza e assenza sono lo stesso unico mistero, attraverso cui fiorisce il colore, in cui la forma respira — scrive Yves Bonnefoy su “Edward Hopper. La Fotosintesi dell’Essere”.

Il segno fine a se stesso, che in scena si sviluppa su una terra che si sta disfacendo è l’esplorazione che parte da Hopper Mode.

— Antonio Sinisi

NOTE sui costumi

Hopper ci racconta una luce che determina forme e risalta colori. La ricerca sul costume per Hopper Mode parte dalla volontà di ricreare una tavolozza d’artista dove tinte monocromatiche si mescolano dando vita a nuove sfumature. Il costume privo e privato di orpelli e fantasie è ridotto al minimo, un minimo che possa raccontare e rintracciare i legami tra i vari personaggi, ultimo scampolo di speranza, al di là della solitudine e disintegrazione dei rapporti umani raccontata nel lavoro dell’artista.

— Claudia Fonti

DA HOPPER, SU HOPPER PER HOPPER

Sorprendersi nel ritrovare un po’ di Hopper in vecchie fotografie scattate, nel 2019, in un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti. L’attesa, la sospensione, un prima e un dopo ignoti all’osservatore. Scoprirlo durante un percorso teatrale complesso, in veste di attore, basato sulle atmosfere e sulle suggestioni hopperiane. Accettare il fatto che un “collegamento” del genere era in qualche modo gia esistente e andava rivelato.

— Roberto Biocco

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